Luogo di ritrovo già dal 1905
Da stallazzo, a balera, a osteria
Il ristorante Crotto Valtellina è situato a ridosso di una cava dismessa di “Arenaria di Malnate” o pietra molera. Quest’ultima ebbe un utilizzo locale in epoca medioevale: a Castrum Sibrium (Castelseprio) si ritrova su alcuni conci nella chiesa di San Giovanni e nell’attiguo Battistero. Fu scelta per diversi edifici rinascimentali di Castiglione Olona (Collegiata, Battistero, ampliamento del Palazzo Castiglioni) commissionati dal Cardinale Branda Castiglioni. Ebbe ancora impieghi locali per conci, stipiti, pilastri, davanzali, mensole e camini fino all’inizio del XX secolo. Oggi la cava è il fondale davanti al quale si rappresenta ogni giorno il piacere della cucina valtellinese e del territorio.
Abbandonata l’attività estrattiva, nacque nei primi del Novecento il Grotto Valcabrina, ben conosciuto dai Malnatesi prima e dagli abitanti dei paesi limitrofi poi, per la frescura che vi si trovava nei caldi giorni d’estate. Il nome ha origine da “Grotto”, termine usato nel Canton Ticino e nel Varesotto per definire una cavità naturale, e da Valcabrina ossia, “valle”, che tuttora è una frazione di Malnate e “cabrina” dalle capre che un tempo pascolavano nei boschi della zona.
Il Grotto Valcabrina era una trattoria con alloggio e stallazzo dove le carrozze che si dirigevano nella vicina Svizzera sostavano per rifocillare i cavalli e godere della frescura del luogo.
Durante l’estate anche i contadini che tornavano stanchi dai prati dopo aver falciato l’erba con la “ranza” vi trovavano ristoro.
Davanti ad un “bom bicèr da vin” spillato direttamente dalla damigiana posta su di un tavolaccio ed un “chignoeu” di formaggio conversavano del più e del meno oppure giocavano a briscola o alla “mura”.
Durante il gioco della Morra vi era un arbitro chiamato “Galantom” (galantuomo) che osservava lo svolgimento del gioco affinché i due giocatori non barassero e da tradizione, alla fine, gli veniva offerto un bicchiere di vino.
Man mano che il Grotto assunse notorietà si abbellì di oleandri disposti in grossi mastelli di legno ai lati della grotta. Vi si aggiunse anche un’ orchestrina e fu fatta una pavimentazione parziale dell’area, creando così la zona “ballo”. Questo pavimento così come gli antichi attaccapanni in ferro sui lati della grotta si possono notare tutt’oggi. Ricorda una signora:
“Il mio povero marito l’ho conosciuto proprio qui a ballare. Venendo a piedi a Varese, c’erano migliaia di lucciole. Era bellissimo”.
I locali ampi e spaziosi collocati ai piani superiori dello stabile vennero affittati a signori (per lo più milanesi) che amavano trascorrere i fine settimana all’insegna della cucina nostrana e di riposanti passeggiate tra il verde dei boschi, partecipando alle feste legate alle tradizioni o ai raccolti che si svolgevano nell’ombrosa grotta.
Durante i soleggiati pomeriggi, oltre al gioco delle carte si potevano fare quattro tiri con le bocce nell’adiacente e odierno parcheggio.
Questo affascinante susseguirsi di balli e feste continuò fino agli anni Cinquanta, periodo in cui il Grotto fu chiuso.
Successivamente si aprì una cooperativa con vendita di alimentari e granaglie.
Nel 1973 fu acquistato dagli attuali proprietari provenienti da Sondrio ed il nome si trasformò da “Grotto Valcabrina” in “Crotto Valtellina“.
Parco Valle del Lanza
Il Parco Valle del Lanza, area protetta di interesse sovracomunale (PLIS), istituita con delibera della Giunta Regionale n. 7/8967 del 30/04/2002, Decreto Presidente Regione Lombardia n. 8548 del 17/05/2002 e delibera della Giunta Provinciale di Como n. 245/12791 del 6/11/2003, è situata a ridosso del confine con la Confederazione Elvetica delle provincie Varese e Como, nella parte occidentale dell’arco collinare pedemontano lombardo, compreso tra i fiumi Adda e Ticino, il PLIS si sviluppa attorno alla valle del fiume Lanza (conosciuto anche come Gaggiolo o Ranza) che nasce sulle pendici meridionali del Monte San Giorgio (Canton Ticino), e confluisce nell’Olona nel Comune di Malnate.
Raggiunge un’estensione di 1064 ettari. Della provincia di Varese fanno parte i comuni di Malnate (355 ettari), Comune capofila, e Vedano Olona (86 ha) mentre a quella di Como appartengono Bizzarone (124 ettari), Solbiate con Cagno (190 ha), Valmorea (111 ha) e Rodero (195 ha).
Il territorio del Parco ospita alcuni elementi di pregio, tali sia per gli aspetti ecologici legati all’ecosistema fluviale e perifluviale, sia per quelli geologici (affioramenti di gonfolite) e antropici (i mulini presenti lungo il fiume, le cave di arenaria e la ferrovia della Valmorea).
Il parco è attraversato dalla Ciclovia Olona Lura, un itinerario ad anello di 165 km in grado di connettersi ad altri 6 parchi locali lungo il fiume Olona e il torrente Lura.
Nel 2015 al suo interno è stato istituito il Monumento naturale Sistema naturalistico delle cave di Molera di Malnate e Cagno.
L’area dichiarata Monumento naturale si estende per 165 ettari sul versante meridionale della valle del torrente Lanza, tra i Comuni di Malnate (VA) e Solbiate con Cagno (CO). È principalmente caratterizzata dai numerosi affioramenti di roccia arenaria, formazione del gruppo della Gonfolite testimone della storia geologica dell’area prealpina, che a partire dal XV secolo e fino all’inizio del XX ha conosciuto una intensa attività estrattiva per fini edilizi.
Tutta la fascia prealpina, dalla Lombardia occidentale fino al Veneto, è caratterizzata da affioramenti di rocce definite un tempo molasse, cioè rocce sedimentarie terrigene (che derivano dall’erosione di altre rocce) che comprendono diverse litologie: peliti (rocce formatesi dalla consolidazione di sedimento fangoso), marne (frazione argillosa e carbonatica), arenarie (sabbia) e conglomerati (granuli grossolani in matrice fine). Si sono formate diversi milioni di anni fa, dal Cretaceo (90-70 Ma) fino al Miocene (20-15 Ma), in seguito all’erosione delle Alpi che si stavano formando e al trasporto verso il bacino marino che si trovava ai piedi delle montagne nell’odierna pianura padana.
In Lombardia nord-occidentale ci sono tre formazioni riconducibili a queste rocce: il Flysch di Bergamo (BG e LC) e le Arenarie di Sarnico (CO) sono i più antichi e risalgono al Cretaceo; più recente (Oligocene-Miocene) è la Gonfolite lombarda.
Quest’ultima consiste in un gruppo di formazioni rocciose che affiora al bordo padano della catena alpina tra Como e Varese. La litologia dei corpi sedimentari è varia e comprende tutte quelle viste in precedenza. Deriva dalla sedimentazione dei detriti erosi dalle Alpi in formazione e trasportati in mare, con la formazione di conoidi sottomarine. L’analisi dei microfossili ha individuato organismi tipici dei fondali marini, mentre la struttura delle parti più grossolane (conglomerati) sembra molto simile a quella delle zone deltizie. La presenza di resti di piante continentali, indica la vicinanza delle terre emerse. Riunendo queste caratteristiche rilevate, è stata stabilita l’origine torbiditica della gonfolite, cioè da quei depositi che si formano sul bordo della scarpata continentale, lo zoccolo che circonda i continenti al di sotto delle acque del mare. Qui i detriti trasportati dai fiumi vengono spinti al largo dalla corrente, poi trascinati verso il basso dalla gravità e formano delle conoidi sottomarine, caratterizzate da porzioni più profonde di sedimenti fini (di cui sono caratteristici i microfossili) e porzioni più superficiali con sedimenti più grossolani, che corrispondono alla zona del delta fluviale.
Il gruppo della Gonfolite, che inizialmente aveva un significato lato includendo tutte le formazioni, è stato suddiviso in due parti: formazione di Chiasso (Oligonece), a prevalenza marne, affiorante tra Como e Chiasso (Sasso Cavallasca) e gruppo della Gonfolite s.str. (Oligocene superiore-Miocene medio; spessore 2300 m), dove prevalgono conglomerati e arenarie, articolato in diverse formazioni in base alla località tipo, che si susseguono dal basso verso l’alto in base al periodo di deposizione (dall’Oligocene al Miocene inferiore).
Tra di esse le Arenarie di Malnate, che affiorano da Gornate fino a Rodero, sfruttate in periodo storico per la facilità di estrazione e lavorazione.
Fauna
La particolare posizione geografica, lungo i naturali assi nord-sud ed est-ovest del corridoio ecologico rappresentato dal Parco del Lanza, e la naturalità degli ambienti circostanti, vedono l’area del Monumento Naturale come luogo di transito e stazionamento nelle fasi di alimentazione dei grandi ungulati presenti nel Parco e nelle aree circostanti, cervo e cinghiale.
Nell’ambito dello studio svolto da Maddalena nel 2007, sono stati rilevati all’interno delle cave di arenaria nuclei di Rana latastei, Rana dalmatina e Salamandra salamandra.
Flora
Classificata come “acero-frassineto” dal piano di indirizzo forestale della provincia di Varese e “robinieto misto” dall’analogo documento della provincia di Como, l’area boscata nella parte malnatese si presenta come un bosco misto con alcuni residui di foresta a carpini e quercia, dominato per lo più da robinia con l’ingresso di specie esotiche quali quercia rossa e ciliegio tardivo. La parte comasca, sottoposta costantemente a tagli a raso in corrispondenza delle linee elettriche, risulta floristicamente più degradata.