Storia
#NOTORDINARYSTORY
Da stallazzo, a balera, a osteria
Il ristorante Crotto Valtellina è situato a ridosso di una cava dismessa di Arenaria di Malnate o pietra molera. Quest’ultima ebbe un utilizzo locale in epoca medioevale: a Castrum Sibrium (Castelseprio) si ritrova su alcuni conci nella chiesa di San Giovanni e nell’attiguo Battistero. Fu scelta per diversi edifici rinascimentali di Castiglione Olona (Collegiata, Battistero, ampliamento del Palazzo Castiglioni) commissionati dal Cardinale Branda Castiglioni. Ebbe ancora impieghi locali per conci, stipiti, pilastri, davanzali, mensole e camini fino all’inizio del XX secolo. Oggi la cava è il fondale davanti al quale si rappresenta ogni giorno il piacere della cucina valtellinese e del territorio.
Abbandonata l’attività estrattiva, nacque nei primi del Novecento il Grotto Valcabrina, ben conosciuto dai Malnatesi prima e dagli abitanti dei paesi limitrofi poi, per la frescura che vi si trovava nei caldi giorni d’estate. Il nome ha origine da “Grotto”, termine usato nel Canton Ticino e nel Varesotto per definire una cavità naturale, e da Valcabrina ossia, “valle”, che tuttora è una frazione di Malnate e “cabrina” dalle capre che un tempo pascolavano nei boschi della zona.
Il Grotto Valcabrina era una trattoria con alloggio e stallazzo dove le carrozze che si dirigevano nella vicina Svizzera sostavano per rifocillare i cavalli e godere della frescura del luogo.
Durante l’estate anche i contadini che tornavano stanchi dai prati dopo aver falciato l’erba con la “ranza” vi trovavano ristoro.
Davanti ad un bom bicèr da vin spillato direttamente dalla damigiana posta su di un tavolaccio ed un “chignoeu” di formaggio conversavano del più e del meno oppure giocavano a briscola o alla “mura”.
Durante il gioco della Morra vi era un arbitro chiamato Galantom (galantuomo) che osservava lo svolgimento del gioco affinché i due giocatori non barassero e da tradizione, alla fine, gli veniva offerto un bicchiere di vino.
Man mano che il Grotto assunse notorietà si abbellì di oleandri disposti in grossi mastelli di legno ai lati della grotta. Vi si aggiunse anche un’ orchestrina e fu fatta una pavimentazione parziale dell’area, creando così la zona “ballo”. Questo pavimento così come gli antichi attaccapanni in ferro sui lati della grotta si possono notare tutt’oggi. Ricorda una signora:
“Il mio povero marito l’ho conosciuto proprio qui a ballare. Venendo a piedi a Varese, c’erano migliaia di lucciole. Era bellissimo”.
I locali ampi e spaziosi collocati ai piani superiori dello stabile vennero affittati a signori (per lo più milanesi) che amavano trascorrere i fine settimana all’insegna della cucina nostrana e di riposanti passeggiate tra il verde dei boschi, partecipando alle feste legate alle tradizioni o ai raccolti che si svolgevano nell’ombrosa grotta.
Durante i soleggiati pomeriggi, oltre al gioco delle carte si potevano fare quattro tiri con le bocce nell’adiacente e odierno parcheggio.
Questo affascinante susseguirsi di balli e feste continuò fino agli anni Cinquanta, periodo in cui il Grotto fu chiuso.
Successivamente si aprì una cooperativa con vendita di alimentari e granaglie.
Nel 1973 fu acquistato dagli attuali proprietari provenienti da Sondrio ed il nome si trasformò da Grotto Valcabrina in Crotto Valtellina.